Liquami, il Comune fa di tutta l’erba un fascio. Scatta il divieto anche per chi non puzza
Pubblicata il: 20-08-2025 - Terre dell'Etruria
Buongiorno Le scrivo in merito a quanto in oggetto rappresentando la nostra perplessità rispetto all'ordinanza n.17 del 11/08/2025 che riteniamo lesiva nei confronti dei nostri agricoltori e di un settore che ha da sempre rappresentato non solo fonte di occupazione ma anche di orgoglio per tutto il comprensorio della Val di Cornia. Comprendiamo le ragioni di limitare, in certi periodi dell'anno, l'impiego di sostanze che generano miasmi importanti, anche se, dobbiamo tenere conto che l'area in questione è sempre stata interessata da coltivazioni agricole e che quindi chiunque si insedia successivamente dovrebbe avere il buon senso di valutare le attività presenti e le condizioni operative. È infatti non ammissibile che si debba continuamente limitare l'attività agricola in virtù di nuove tendenze turistiche e/o nuove forme di gestione del territorio senza prima concertarle con chi da anni è presente, lavora per garantire qualità e occupazione ed investe in un settore sempre più in crisi e sempre meno considerato.
Da chi è addetto ai lavori meraviglia non solo la completa assenza di parametri tecnici atti a definire i limiti di tollerabilità ma la reiterata dimostrazione che il legislatore è completamente avulso dall'ambito in cui intende legiferare. Nell'oggetto si parla "di spargimento di concimi anche con digestato dei depuratori….oltre i limiti di normale tollerabilità" già facendo percepire che la materia non è conosciuta da chi scrive. I concimi sono una cosa, il digestato un'altra e ben altro ancora sono i fanghi di depurazione. Si prosegue poi dicendo "ammendanti compostati misti anche con fanghi di depurazione" facendo presagire che il problema sia legato ai miasmi prodotti dai fanghi di depurazione. Non si "crede" ad un rapporto ARPAT ben identificato che parla di sostanze inodori mentre si dà fondamento ad un non ben precisato sopralluogo ASL effettuato in passato (quando e su cosa?). Si riporta ad un Regolamento di Polizia Rurale denominato "Fertirrigazione" il cui termine sicuramente utilizzato in modo improprio non ha nulla a che vedere con concimazione ma che giustamente obbliga all'interramento tempestivo (48 ore) delle sostanze maleodoranti vietandone altresì l'accumulo. Si esagera quando ci si permette di dire che l'odore possa addirittura rappresentare un problema "anche dal punto di vista della salute umana".
Doverosamente evidenziato quanto sopra ci meravigliamo che sia stata fatta di tutta un'erba un fascio (ma quando si ignora una materia può succedere) e che si trovi il giusto appoggio in una sentenza della corte di cassazione che però giustamente riporta "laddove trattandosi di odori manchi la possibilità di accertare obiettivamente, con adeguati strumenti, l’intensità delle emissioni, il giudizio sull’esistenza e sulla non tollerabilità delle emissioni stesse ben può basarsi sulle testimonianze, soprattutto se si tratta di persone a diretta conoscenza dei fatti e/o persone particolarmente qualificate" mancando in questo caso la particolare qualifica di chi ha redatto l'atto.
Detto ciò, comprendendo pienamente le ragioni alla base dell'ordinanza, si dovrebbe fare chiarezza sugli elementi che sicuramente disturbano la popolazione e restringere il cerchio su quei prodotti quali i fanghi di depurazione o i digestati solidi derivanti dai biodigestori che, con le alte temperature possono originare, con maggiore probabilità, miasmi intollerabili. Basterebbe pertanto limitare a queste specifiche categorie l'impiego temporaneo o, forse, sarebbe sufficiente ridurre i tempi di interramento a 24 ore stringendo sui controlli da realizzare in modo che le aziende provvedano tempestivamente all'interramento delle frazioni organiche male odoranti.
Oramai da molti anni, si persegue l'obiettivo della sostenibilità economica e dell'agricoltura integrata e biologica, limitando al massimo l'utilizzo di sostanze chimiche e fitofarmaci cercando di implementare l'impiego di frazioni organiche ed in particolar modo quelle di recupero. Purtroppo l'attività agricola è legata alle dinamiche dettate dai cicli naturali e dal "cielo". Quello che si può fare ora non è detto si possa recuperare a metà settembre solo perchè i turisti non ci sono più e allora "si può fare puzzo" perchè questa rappresenta una scelta irrispettosa anche nei confronti della popolazione (un turista vale più di un residente?).
Quindi alla fine mi domando se dobbiamo chiudere i nostri punti vendita, la nostra centrale ortofrutticola, mandare a casa le persone e dire ai nostri agricoltori di "attendere l'inizio della scuola" per curare e sostenere lo sviluppo delle coltivazioni.
Nel pieno diritto di tutti riteniamo non tanto la decisione assunta ma i termini ed i contenuti con cui è stata redatta profondamente lesiva nei confronti dell'intero comparto agricolo nonchè della cooperativa e di tutti i suoi soci che rappresento.
Con un minimo di buon senso ed una base tecnica (non basata sui social media) si potrebbe originare un atto più equilibrato e corretto nei confronti di tutti.




