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I 20 anni di Terre dell'Etruria

Dall’Innovatrice a Terre dell’Etruria: la storia della cooperazione a Chianni


 30-09-2021 - Terre dell'Etruria

Intervista ad Alessandro Gambicorti, Chianni (a cura di Federico Creatini)

 

Alessandro, la storia cooperativa di Chianni è decennale e legata all’Innovatrice. Puoi raccontarcela? La Cooperativa Innovatrice di Chianni non nacque da un accordo tra gli agricoltori più importanti della zona. Al tempo, a dire il ero, eravamo tutti piuttosto piccoli. La necessità venne piuttosto dalla fumaggine dell’olivo, che tra il 1977 e il 1978 colpì Chianni in modo importante. I coltivatori decisero così di mettersi insieme per dividere le spese di acquisto dei trattamenti, dando inizio ad un processo collaborativo che – in poco tempo – divenne cooperativo a tutti gli effetti. L’amministrazione comunale – guidata dal sindaco Bacci – si mise a capo di questa cordata di agricoltori e nel 1978 si formò il consiglio. Seguì una prima riunione in Comune con il notaio: i soci fondatori erano undici, guidati da figure di grande importanza per la storia cittadina come Enzo Cecconi, Dino Gotti, Renzo Degl’Innocenti e Astorre Spinelli, presidente della Cooperativa dal 1978 fino al 1985-86 (seguito poi da Giuseppe Scuderi). Eravamo neofiti in tutto, ma intenzionati a portare avanti quanto creato.

Ricordo che la prima volta comprammo tutto il materiale dal Consorzio, distribuendolo ai soci. Il Consorzio fatturava alla Cooperativa, la Cooperativa fatturava ai soci e così aprimmo un percorso che al tempo risultava comunque ancora molto ristretto. Pensa che la contabilità era tenuta da un impiegato della Poste, disponibile a farci questo favore: dopo mi assunsi io questo incarico, prima che passasse – fino alla fusione con Co.Agri. – nelle mani del Consorzio interprovinciale servizi. Due anni dopo fu comprata la prima mietitrebbia, poi ne seguì un’altra: seguì anche un trattore cingolato per l’aratura, visto che le esigenze degli agricoltori-soci vertevano prevalentemente sulle lavorazioni meccaniche. Andò avanti così fino al 1984. In quell’anno entrai in Cooperativa part-time e nel capannone di lamiera che avevamo costruito come deposito attrezzi cominciammo vendere alcuni prodotti nuovi. Il tutto era molto rudimentale, spartano: cominciammo dal niente, con un tavolo in un angolo dello stabile, uno scaffale colmo di materiale recuperato e poco altro. La crescita fu graduale e ponderata: mai grossi investimenti, mai grossi debiti. Una condizione che ci ha permesso di andare avanti senza grandi balzi ma anche senza particolari problemi.

Ad ogni modo, lo sviluppo proseguì fino al 1998, quando il consiglio iniziò a percepire la necessità di una prospettiva diversa. Era difficile resistere con una realtà così piccola, capace di raggiungere un fatturato di “soli” 700-800 milioni all’anno. Facevamo le cambiali agrarie; per i produttori più significativi le cambiali agrarie le gestivamo noi come Cooperativa e poi prendevamo una cambiale per la gestione del nostro magazzino. I produttori più piccoli andavano però diminuendo, la marginalità sui prezzi era ancora buona, ma risultava ormai imprescindibile cercare una collaborazione con altre realtà cooperative. Una pratica che, già al tempo, diveniva sempre più comune. Di conseguenza, il primo contatto con noi lo ebbe la cooperativa “Le Rene” di Coltano: le riunioni di confronto si tennero nella sala del Consiglio comunale, confermando la disponibilità amministrativa che ci ha sempre accompagnati (la prima sede della Cooperativa, di fatto, fu proprio all’interno del Palazzo comunale). La contropartita proposta da “Le Rene” verteva sulla possibilità di installare dei silos per valorizzare la vocazione cerealicola della zona: una prospettiva che piacque e che ci spinse a lavorare in questa direzione. Prima di siglare l’accordo ricevemmo però la chiamata di Co.Agri. e del presidente Miriano Corsini: gli incontri furono estremamente positivi, emerse la necessità di costruire un magazzino funzionale e ben fatto, tanto che i soci decisero alla fine di intraprendere proprio quest’ultima via. Realizzammo un inventario, con Co.Agri. a gestire insieme a noi la pianificazione dell’attività: il tutto fino al 2000, quando concretizzammo definitivamente la fusione dell’Innovatrice nella futura Terre dell’Etruria. 

Puoi raccontarci la tua storia in Cooperativa? In realtà, la mia storia è molto semplice. Ho sempre trovato un ambiente di collaborazione e supporto in tutti i consiglieri; un gioco di squadra. Personalmente ho fatto un po’ di Cooperativa e un po’ di mia azienda, ero part-time. Sono stato poi in Consiglio: credo di essere stato l’unico dipendente a farne parte e ci sono rimasto per quattro mandati. In seguito ho continuato a occuparmi delle aziende più significative della zona, come tecnico e come responsabile del punto vendita. Ci sono rimasto fino alla pensione. Tutt’oggi sono comunque consigliere della sezione soci di Chianni.

Che prospettive e potenzialità ci sono per Terre dell’Etruria in questa zona? Cosa si potrebbe fare di più? È una domanda molto complessa. Parto da un presupposto: in questi anni sono state messe sul tavolo molte prospettive. Quella del frantoio, quella silos e altre. Ma tutte, purtroppo, sono state attualmente accantonate. Le motivazioni sono molteplici, al netto delle difficoltà di promuovere simili operazioni: di sottofondo persiste anche la natura un po’ individualistica dell’area, storicamente alimentata da necessità specifiche e quasi mai da pulsioni sociali e politiche marcate con in altre zone. Basti pensare che la nostra adesione alla Lega fu dovuta soprattutto alla sponda dell’amministrazione comunale, tanto che partecipammo ai Congressi nazionali solo una volta. Al contempo, siamo sempre stati un po’ marginali nella vita della Cooperativa: al magazzino sono seguiti piccoli lavoro, ma mai grandi investimenti. Sarebbe questa forse la strada da percorrere, viste le prospettive che si legano ad una realtà che sta conoscendo un primo ricambio generazionale e la nascita di realtà aziendali sempre più significative. I margini, insomma, ci sono; capisco però quanto sia complesso occuparli. Credo in particolare nella necessità di istituire un centro di stoccaggio cerealicolo, vera e propria impellenza se rapportata al ventaglio produttivo della zona: un settore in cui la concorrenza è tanta. Stiamo invece fornendo una valida assistenza nel vitivinicolo, coadiuvando alcune realtà importanti come quelle recentemente sorte nella vicina Terricciola. La morfologia della zona – e dell’agricoltura in generale – sta cambiando di anno in anno: la Cooperativa dovrà essere brava a farsi trovare pronta, intuendo le diverse necessità proveniente dalle sue numerose aree di competenza.

 

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